MORSI AL NIDO…CHE FARE?
Dott.ssa Silvia Roberta VILLA
Dott.ssa Silvia Roberta VILLA
I morsi all’asilo nido sono comportamenti comuni e frequenti che mettono facilmente in allarme genitori ed educatori. Gli adulti vedono spesso nel morso l’espressione dell’aggressività del bambino, ma il più delle volte occorre analizzare il morso da una prospettiva diversa. Scopriamo insieme alcuni significati del morso infantile e individuiamo strategie efficaci per gestirlo.
Il bambino comincia a mordere solitamente nel corso del primo anno di vita, spesso non molto tempo dopo che sono spuntati i primi dentini, spinto dal desiderio di esplorare e scoprire l’ambiente che lo circonda e, non di rado, di esprimere il suo affetto in modo appassionato. Le mamme che allattano al seno lo sanno bene! Si tratta di un comportamento normale che non deve destare preoccupazione negli adulti che si prendono cura di lui. Il bambino piccolo, infatti, non comprende subito che i morsi fanno male e che possono causare dolore a chi li riceve, così morderà ripetutamente per un certo tempo finchè comprenderà gli effetti del suo comportamento sugli altri.
Anche più avanti, a 18-24 mesi, raramente il gesto di mordere appare premeditato. Ha luogo, infatti, quando un bambino è troppo eccitato o turbato per esprimersi in qualsiasi altro modo. La reazione provocata nella vittima suscita in lui sorpresa e, a volte, spavento. A questa età, mordere è un comportamento assolutamente impulsivo: un’improvvisa ondata di emozioni travolgenti in cerca di un rapido sfogo.
La frustrazione scaturita da un desiderio insoddisfatto (es. l’impossibilità di avere il giocattolo che è in mano ad un altro bambino) o dall’incapacità di prendere una decisione in modo autonomo (es. “vado a giocare in una stanza o in un’altra?”), il bisogno di attenzione, la stanchezza dopo una giornata particolarmente intensa e stimolante possono essere tutte cause di morsi improvvisi.
Ciò significa che il morso può avere una causa scatenante esterna, chiaramente identificabile, ma il più delle volte il motivo non appare chiaro nemmeno all’occhio attento di un genitore o di un educatore. In questi casi, se chiediamo ad un bambino il perché abbia morso un compagno, probabilmente la risposta sarà il silenzio. L’origine del morso è quindi da ricercare nel mondo interno del bambino, nei vissuti profondi che egli non è ancora capace di verbalizzare e di gestire in modo socialmente accettabile.
Gli adulti possono rimanere disorientati difronte a questi comportamenti, interpretandoli non di rado come gesti aggressivi. Ovviamente non è possibile tollerare i morsi ma, comprendendo il perché un bambino morde, è possibile evitare reazioni eccessive che possono spaventarlo ed adottare comportamenti che invece lo aiutino a capire come imparare a controllarsi. Il bambino infatti ha bisogno di un adulto che non lo giudichi, che verbalizzi per lui l’accaduto quando ancora non è in grado di farlo da solo, che dia un nome alle emozioni che lo attraversano, che abbia fiducia nella sua capacità di trovare forme più evolute per relazionarsi agli altri. Un adulto che gestisce una situazione critica con calma e fermezza è un ottimo esempio al quale il bambino può rifarsi e dal quale imparare.
Un bambino ha bisogno e diritto di sperimentare, osservare, muoversi e confrontarsi con i coetanei in libertà ogni volta che ciò sia possibile. Così, se nessuno corre rischi, è bene non intervenire, lasciando al bambino la possibilità di imparare dall’esperienza fin dove può spingersi senza farsi del male e senza fare male agli altri. Fermarsi ad osservare le dinamiche fra bambini può consentire non solo di capire cosa spinge all’azione il piccolo “aggressore”, ma anche di quali risposte è capace la “vittima” e valutare le competenze di relazione e di comunicazione acquisite da entrambi i bambini, supportandone adeguatamente lo sviluppo della socialità.
Per l’adulto (genitore, educatore) astenersi dall’intervenire può essere faticoso perché il morso lascia segni evidenti nei bambini morsicati e scatena fantasie di aggressività incontrollabile e sensi di colpa per non essere riusciti ad intervenire in tempo a supporto della “vittima”. È più facile capire quando fare un passo indietro, se si sa cosa ragionevolmente aspettarsi in corrispondenza di ogni fase dello sviluppo, si ha fiducia nella capacità dei bambini di autoregolarsi e, non da ultimo, si tiene conto del proprio modo di affrontare la frustrazione e la rabbia.
Se, invece, la “vittima” si è fatta male, è bene intervenire in modo fermo e deciso, allontanando il bambino che ha morsicato, spiegando chiaramente che il comportamento non è accettabile con un linguaggio semplice e diretto.
Se sente di poter esplorare il mondo sapendo di poter tornare alla propria base sicura (genitore o educatore) in caso di necessità, il bambino smette progressivamente di ricorrere ai morsi intorno ai due anni, due anni e mezzo, anche come conseguenza di maggior padronanza nella gestione dei propri impulsi e nella comunicazione verbale.
Dopo i 4 anni, se insieme ai morsi si manifestano con intensità e frequenza crescenti vere e proprie crisi di rabbia accompagnate da urla, calci e pugni, è bene chiedere il consulto di uno psicologo. Potrebbero infatti essere segnale di veri e propri disturbi di comunicazione e di comportamento che necessitano di un approfondimento clinico.
Anche il tuo bambino al nido morde o viene morso? Raccontaci la tua esperienza.
Mia figlia di 19 mesi va al nido e purtroppo nella sua classe c’è un bimbo di 19 mesi che morde e tira capelli: Lei torna quasi giornalmente con segni di morsi sulle mani e sulle braccia; mi fa capire che oltre ai morsi il bimbo le tira anche i capelli. Durante la notte si sveglia all’improvviso urlando il nome del bimbo in questione. So che i morsi in questa fase sono normali per alcuni bambini, però è davvero frustrante non poterla aiutare. Ho lamentato la cosa con le educatrici del nido, cosa che hanno fatto anche alltri genitori, ma oltre questo mi rendo conto che si può fare ben poco. La cosa che più mi preoccupa è che ora anche mia figlia quando si arrabbia mi morde, cosa che non aveva mai fatto prima, e non posso fare a meno di pensare che sia un gesto imitativo. Vi chiedo un consiglio su come rapportarmi col nido in questione, come porre più seriamente la questione. Grazie
Gentile Signora,
La ringrazio per la condivisione della sua esperienza.
E’ chiaro che questa situazione ha messo in allerta voi genitori.
Un confronto aperto e sincero famiglia-nido potrebbe essere utile nell’interesse di tutti sia per capire meglio le dinamiche fra bambini, sia per supportare la vostra bambina nel far fronte a situazioni un po’ frustranti o conflittuali che facilmente possono presentarsi in una comunità fra coetanei.
Non ho elementi sufficienti per capire i motivi della scelta delle educatrici, ma può essere che al momento non abbiano ancora ritenuto necessario un colloquio con le famiglie, assumendo un atteggiamento attendista.
Spesso infatti si tratta di fasi passeggere destinate a risolversi spontaneamente in quanto i bambini imparano a gestire tra loro i conflitti in modo via via più adeguato man mano che affinano le loro abilità sociali e di relazione all’interno delle sperimentazioni, vigilate, che fanno nel contesto del nido.
Saper fronteggiare le situazioni con sempre maggior autonomia ed efficacia è motivo di grande soddisfazione per i bambini ed è ciò che auguro alla sua bambina.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Silvia Roberta Villa