DIDATTICA A DISTANZA: consigli per genitori
Dott.ssa Silvia Roberta VILLA
Psicologa, Ph.D. in Psicologia dello sviluppo
Dott.ssa Silvia Roberta VILLA
Psicologa, Ph.D. in Psicologia dello sviluppo
La Didattica a Distanza è un’esperienza impegnativa tanto per i figli quanto per i genitori: alcuni consigli pratici per renderla un’esperienza di crescita e di maturazione.
Nel 2020 in corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza durante l’emergenza causata dall’epidemia di COVID-19 le scuole di ogni ordine e grado hanno attivato la Didattica a Distanza (DAD), una nuova modalità di fare scuola anche a distanza attraverso la diffusione di strumenti informatici e tecnologici. Con il riacutizzarsi dell’epidemia nel 2021, la DAD si è imposta come strumento essenziale e necessario per il mantenimento delle relazioni degli studenti con insegnanti e pari e per il proseguimento delle attività educative e didattiche in tutti gli ordini di scuola.
Problemi aperti
L’organizzazione e la realizzazione della DAD hanno richiesto un imponente dispiegamento di risorse logistiche, organizzative e materiali non solo da parte delle istituzioni scolastiche. Determinante è stato il ruolo delle famiglie, che hanno fornito mezzi, spazi e supporto perché i figli potessero proseguire i loro percorsi scolastici pur a distanza. La situazione è in divenire e molti problemi restano aperti, come la difficoltà per i genitori di conciliare i tempi di lavoro e quelli necessari alla supervisione delle attività scolastiche dei figli o l’assenza di aiuti adeguati. La DAD, inoltre, sta facendo emergere una criticità che rischia di risultare pericolosa per l’esito stesso dei processi di apprendimento e sviluppo dei bambini, pur a fronte delle tante energie investite: una confusione di ruoli tra quello di genitore e quello di insegnante. Soprattutto nei primi anni di scuola sedersi davanti al pc insieme ai figli a seguire le lezioni on line sembra quasi d’obbligo. I bambini non sanno leggere e scrivere con disinvoltura, sono spaesati davanti a monitor e tastiera, alla connessione che va e viene, ai link alle lezioni che cambiano da un’ora all’altra e così nel genitore scatta il naturale istinto di protezione, di sostegno e aiuto. Si fanno salti mortali tra il proprio lavoro e le connessioni dei figli per essere sicuri che i bambini non perdano neanche un minuto di lezione, ma fino a che punto ciò è necessario e utile?
La scuola come spazio dei bambini fin dalla scuola primaria
Vale la pena soffermarsi a pensare ad un assunto tanto banale da sembrare ovvio: anche se a distanza, la scuola resta scuola. E a scuola i genitori non sono ammessi. A casa, quando necessario, la presenza dell’adulto deve essere il più possibile discreta e rispettosa dello spazio-scuola del figlio, evitando commenti o intrusioni durante la lezione. Infatti per crescere i bambini hanno bisogno di relazionarsi, sperimentare e fare esperienze il più possibile in autonomia. Inoltre anche nella scuola a distanza, così come in classe, maestra e compagni hanno tutti il loro posto nel monitor, non in un banco, ma ognuno in un quadratino dello schermo. Tutti aspettano di vedersi, parlarsi, raccontarsi e confrontarsi. I bambini imparano cosa vuol dire rispettare il proprio turno ancor più che in presenza, perché senza mano alzata e il click della maestra che attiva il microfono non si può parlare. Eh già, è la maestra che detta il ritmo della lezione, che ha la percezione del clima della classe, del livello di attenzione generale, degli obiettivi da raggiungere e dei percorsi da affrontare. Questa visione complessiva sfugge anche al genitore più attento, che inevitabilmente tende a focalizzarsi solo sui bisogni del proprio figlio. La mamma o il papà-insegnante non possono esistere, nemmeno nelle prime classi della scuola primaria. Il genitore non può essere l’insegnante del figlio, sia perché il figlio un insegnante già ce l’ha sia perché il compito del genitore è quello di creare le condizioni che consentano al figlio di diventare progressivamente più autonomo e sicuro di sé a scuola e nella vita.
Nella DAD questo cosa significa?
Questo significa interessarsi a ciò che riguarda la scuola, mantenendo il giusto grado di coinvolgimento e avendo chiaro che questa fase è particolare e sfidante per tutti. L’esperienza della DAD può trasformarsi in un’importante occasione per infondere nei bambini fiducia nella loro capacità di affrontare il cambiamento, per insegnare che l’errore e l’imperfezione fanno parte della vita, che proprio da lì è possibile imparare. Apprendere, ora, è un po’ come stare sulle montagne russe: se si trova il coraggio di rischiare, la soddisfazione è grande.
Cosa possono fare i genitori
Le prospettive future sono ancora incerte, ma è possibile fornire ai genitori alcuni consigli pratici per aiutarli nel renderla un’esperienza di crescita e di maturazione per i loro figli:
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